Rivoluzione Veronesi: vegetarismo per i pazienti In ospedale menù vegetariani

In ospedale menù vegetariani

Menù vegetariano: è questa una delle idee proposte dal Direttore Scientifico dell'Istituto Europeo di Oncologia (IEO), il professor Umberto Veronesi, per il centro di diagnostica inaugurato il 23 marzo alla presenza dello stesso Direttore e di Roberto Formigoni, Presidente della Regione Lombardia.

 

Nato a Milano il 28 novembre del 1925, si è laureato in Medicina nell'Anno Accademico 1950-51 (con 110 e lode) con una tesi di laurea sull'effetto della podofillina nei tumori cutanei. A sottolineare la sua grandezza e importanza sono, tra le altre cose, nove lauree Honoris Causa: due ricevute in Argentina (Buenos Aires e Cordoba), una in Brasile (Rio Grande do Sul), in Grecia (Atene), in Belgio (Anversa), in Polonia (Cracovia) e tre in Italia (in Biotecnologie Mediche dall'Università degli Studi di Milano, in Fisica, sempre dall'Università degli Studi di Milano, e in Scienze Agrarie dall'Università di Napoli).

 

Veronesi, vegetariano convinto «da sempre, o meglio da quando ho iniziato a scegliere la mia alimentazione», come spiega egli stesso, può vantare molteplici titoli e incarichi accademici sia nazionali sia internazionali. È corretto, nei confronti del Direttore Scientifico dello IEO, elencarne qualcuno. Veronesi è membro del Consiglio Direttivo della Sezione Milanese della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori dal 1957, socio fondatore e membro del Consiglio Direttivo della Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro dal 1965, Presidente del Committee of Cancer Expert della Comunità Europea dal 1994. A onor di cronaca, bisogna anche dire che il professor Veronesi è stato insignito di numerosissimi premi e altrettante onorificenze (ovviamente anche in campo internazionale!).

 

Nel 2003, ha istituito la Fondazione Umberto Veronesi con l'obiettivo di incoraggiare il progresso scientifico. Fanno parte del Comitato d'Onore cinque premi Nobel: la loro presenza evidenzia il prestigio della fondazione.

 

Umberto Veronesi non è solamente un grande uomo di scienza, ma è anche custode di elevatissimi valori etici e morali sia verso gli uomini sia verso gli animali.

 

Nel 2005 scrive Una carezza per guarire. La nuova medicina tra scienza e coscienza: il titolo è di per sé un programma. Veronesi auspica, schierandosi con una visione animalista, un cambiamento di veduta dell'uomo nei confronti degli animali, denunciando la vivisezione e i crimini commessi dalla stessa. Nel medesimo modo, il Direttore Scientifico dello IEO pone l'accento sui diritti degli animali e spiega la superiorità del vegetarismo per motivi etici (ma anche scientifici): come è possibile che chi è contrario alla vivisezione possa rimanere insensibile di fronte alle condizioni degli animali da macello negli allevamenti? L'oncologo spiega inoltre: «Il nostro organismo, come quello delle scimmie, è programmato proprio per il consumo di frutta, verdura e legumi. Una dieta priva di carne non ci indebolirebbe certamente: pensiamo alla potenza fisica del gorilla. E pensiamo al neonato, che nei primi mesi quadruplica il suo peso nutrendosi solo di latte. Non solo una dieta di frutta e verdura ci farebbe bene, ma servirebbe proprio a tenere lontane le malattie». Il vegetarismo assume quindi un ruolo centrale nel nuovo rapporto che, secondo Veronesi, dovrebbe instaurarsi tra l'uomo e il mondo animale. Il professore spiega inoltre che le sostanze tossiche fanno molto più male se ingerite piuttosto che respirate: consumare carne ci porta a ciò...

Ma in che modo? Le sostanze tossiche si depositano sui terreni (dove c'è l'erba mangiata dagli animali) e si immagazzinano nella carne che finirà poi sui nostri piatti. È per tutte queste ragioni che l'oncologo, per il nuovo centro di diagnostica dello IEO che ha aperto il 12 aprile 2010, punta su un menù vegetariano per i suoi pazienti. Veronesi vuole così promuovere una cultura dedita ad una corretta e adeguata alimentazione.

 

La nostra speranza è che la sua iniziativa riscuota notevole successo e venga “esportata” fino a raggiungere altri ospedali e, perché no, anche altri ambienti e il cuore e la coscienza di tutte le persone.

 

Nicolò Marcolongo

(nicolo.marcolongo@universi.it)